I Fenici

    
Intorno all'ottavo secolo a.C., i Fenici cominciarono a frequentare l'approdo di Porto Pino, in seguito vi si stabilirono e fondarono una città dedita all'estrazione di arenaria, allo sfruttamento del pino d'aleppo per le costruzioni navali ed edilizie, alla fabbricazione della porpora, ecc.. 

L'ipotesi dell'esistenza di una città costiera, come sostenuto da Giuseppe Floris nei suoi studi, è avvalorata da testimonianze di antichi storici e da rilevanti segni di vita. I resti di questa città si troverebbero sepolti sotto la sabbia, purtroppo nessuna campagna di scavi ha mai interessato la zona. Il canale scavato nella roccia, che si trova alla fine del canale attualmente utilizzato come ormeggio di imbarcazioni, è probabilmente un risultato dell'attività estrattiva dell'arenaria, solo successivamente fu utilizzato come porto per piccole barche. Tutta la zona utilizzata per l'estrazione dell'arenaria si estende da Porto Pino sino a Cala Su Turcu, la conformazione della costa è dovuta all'asportazione massiccia di grossi blocchi e non dall'azione del mare. Sicuramente l'erosione del mare in oltre duemila anni ha reso irriconoscibili i segni del lavoro dell'uomo. 

Verso il 510 a.C. circa i Cartaginesi conquistarono la Sardegna e si sostituirono ai Fenici. La città continuò ad essere abitata anche in quest'epoca, i problemi nacquero dopo la vittoria sui Romani comandati da Sulpicio Patercolo. A seguito di questo episodio i Romani sconfissero i Cartaginesi nelle acque antistanti l'attuale Sant'Antioco, sbarcarono a Porto Pino per vendicarsi ma persero la battaglia coi sardo-punici comandati da Annone. Tuttavia i Romani non dimenticarono la sconfitta e tornarono all'attacco, distrussero la città e il Poenus Portus (Porto dei Punici). La zona venne chiamata "Pinus Portus" e i Romani la continuarono a sfruttare per l'estrazione dei blocchi di arenaria per i templi, le abitazioni, stele, statue, ecc. Le testimonianze di presenza romana sono rilevanti in tutta la zona che da Porto Pino conduce a Porto Botte costeggiando gli stagni.
                                  

Bibliografia