Anno 1534

    
Nell' anno 1534, una flotta di undici navi barbaresche approdō, a seguito di un naufragio, presso Porto Pino. Le navi erano piene di merci e di circa ottocento schiavi fatti prigionieri probabilmente in una zona vicina. I pirati scesero a terra per riprendersi delle perdite, furono affrontati dai Sardi, ma riuscirono a scappare con tre imbarcazioni ancora buone per la navigazione, lasciando gli schiavi, le merci e le restanti otto galee. I cristiani liberati furono condotti a Iglesias.

I Barbareschi avevano origine Turca e si erano stabiliti nella regione del nord Africa, furono per tantissimo tempo il terrore dei mari e delle coste. Molti corsari erano degli ex schiavi, anche Sardi, che rinnegata la loro origine, diedero un aiuto importante nel fornire informazioni preziose per le scorribande nella loro terra natia.

In questo periodo, a causa delle continue incursioni barbaresche, il nostro territorio era diventato incolto e spopolato. Gli abitanti preferirono rifugiarsi nelle montagne impervie e inaccessibili. Nel XVI secolo Corte Aresili, come veniva chiamata all'epoca Sant'Anna Arresi, abbondava di selvaggina, daini, cervi, cinghiali, ecc.

Da alcuni documenti storici č emerso che, intorno al 1560-70 la zona dell'attuale Portopino veniva indicata come "Salines di Portopino e Cala Pini".
Lo storiografo Giovanni Francesco Fara, Vescovo di Bosa, nel 1580, definisce questo territorio, nel trattato "De Chorografia Sardiniae Libri Duo",  una regione ricoperta di verde e dimenticata nell'abbandono ("Regio Sulcis tota silvestris et derelicta"). Questa definizione era derivata dalle conseguenze delle continue incursioni, dapprima dei fenici e romani e poi dai vandali e saraceni.
                                     

Bibliografia